Lavoratore, rischi il licenziamento se offendi il tuo capo in pubblico, anche se è la prima volta: nuova sentenza
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Lavoratore, rischi il licenziamento se offendi il tuo capo in pubblico, anche se è la prima volta: nuova sentenza Offendere il proprio capo non è solo maleducazione: è un atto grave che può costarti il posto di lavoro. Lo ha confermato la Corte di Cassazione con una sentenza che fa scuola. Ecco tutti i dettagli Sede: via Città di Milano, 34 Mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Pec: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; tel.: 3493578132 COORDINAMENTO TERRITORIALE BARI BAT Nel mondo del lavoro non si può dire tutto quello che si pensa, soprattutto se si parla del proprio capo. Quando c’è un legame di subordinazione, il rispetto è obbligatorio, non una gentilezza facoltativa. Questo è il principio ribadito dalla Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 21103 del 24 luglio 2025, che ha giudicato legittimo il licenziamento di una psicologa che aveva offeso il proprio superiore dandogli del “leccaculo” davanti a una collega. Non si è trattato solo di un’espressione maleducata, ma di un vero atto di insubordinazione, cioè un comportamento che rompe il rispetto delle gerarchie e delle regole aziendali. L’insulto, infatti, era arrivato come reazione diretta a una decisione aziendale (la modifica del piano ferie), proprio mentre il capo stava dando delle indicazioni. La Cassazione ha stabilito che questo tipo di comportamento mina in modo irreparabile la fiducia che deve esistere tra datore di lavoro e lavoratore. La Corte ha chiarito che, quando un dipendente usa un linguaggio offensivo nei confronti del superiore in modo pubblico e gratuito, non ci sono scuse. Non è necessario che ci sia una lite violenta o una provocazione forte: un singolo episodio può essere sufficiente per giustificare il licenziamento, se si supera il limite del rispetto e della buona educazione.