Il caso: agente fuori servizio aggredito, scatta la resistenza a pubblico ufficiale
La recente sentenza n. 13264/2025 della Corte di Cassazione – Sezione Penale – ha stabilito che chi aggredisce un agente della Polizia Municipale anche se in abiti civili e fuori turno risponde del reato di resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha infatti interpretato in chiave funzionale l’espressione “quando sono in servizio” contenuta nell’art. 57 del codice di procedura penale: ciò che conta non è l’orario, ma la funzione pubblica esercitata in quel momento.
Un’affermazione forte e chiarissima: l’agente, anche fuori orario, resta pubblico ufficiale se agisce per impedire un reato o per tutelare la sicurezza.
La richiesta del DiCCAP e la risposta dell’INAIL
La sentenza è stata segnalata al Presidente dell’INAIL in una nota formale (PEC del 9 aprile 2025) con la richiesta di chiarire se esista copertura assicurativa INAIL in casi simili.
La risposta dell’Ufficio Politiche Assicurative INAIL è netta e, purtroppo, deludente.
L’INAIL chiude la porta: niente copertura generalizzata
Il Direttore Centrale, dott. Agatino Cariola, riconosce l’importanza della sentenza, ma nega che possa automaticamente estendere la copertura assicurativa agli atti compiuti fuori servizio. Il motivo? La tutela INAIL si basa su quanto stabilito dalla normativa giuslavoristica (T.U. 1124/1965) e da consolidata giurisprudenza civile.
Secondo l’INAIL:
- La copertura assicurativa vale solo durante il servizio e nel territorio comunale.
- Sono assicurabili solo attività strettamente prodromiche o strumentali al servizio, escluse quelle soggette a “rischio elettivo”.
- La giurisprudenza penale, anche se favorevole, non vincola la gestione previdenziale e assicurativa.
In altre parole: anche se la Cassazione penale riconosce che si stava compiendo un atto d’ufficio, l’INAIL non pagherà se si è fuori servizio.
Due giustizie, due pesi
Si crea così un cortocircuito istituzionale:
- La Cassazione penale considera l’agente in servizio di fatto quando interviene per reprimere un reato.
- L’INAIL considera invece che, non essendoci orario di lavoro attivo, non vi è copertura assicurativa.
Il paradosso è evidente: l’agente è pubblico ufficiale abbastanza per essere aggredito, ma non abbastanza per essere tutelato se si fa male.
La posizione del SULPL: serve una legge ad hoc
Come SULPL non possiamo che rilanciare con forza:
Basta con le ambiguità normative che lasciano gli operatori in balia dell’interpretazione del momento.
Basta con la discriminazione rispetto alle forze di polizia statali, sempre in servizio, sempre coperti.
Basta con l’ipocrisia istituzionale: si pretende che un agente intervenga “anche fuori orario”, ma poi lo si abbandona se si fa male.
Serve una norma di legge chiara, che riconosca:
- la natura continuativa e pubblica della funzione di polizia municipale;
- la necessità di copertura assicurativa anche fuori servizio, se l’intervento è attinente alla funzione e nel territorio di competenza;
- la parificazione con le forze di polizia statali su questi temi.
Conclusione: tutelare chi interviene, non solo chi timbra
Oggi un agente che agisce con senso del dovere rischia di essere premiato con… una beffa legale.
Per questo continueremo a denunciare queste ingiustizie, a pretendere tutele concrete, e – se necessario – a scrivere noi le proposte di legge che lo Stato non ha ancora il coraggio di fare.
Perché la Polizia Locale non è di serie B, nemmeno fuori servizio.